Memoria a breve termine: che cos’è e come funziona

Memorizzare un numero di telefono o il nome di una persona appena conosciuta: ognuno di noi utilizza quotidianamente le potenzialità della memoria a breve termine.

Iniziamo col chiarire il concetto e cerchiamo di capire cos’è e come funziona partendo dalla definizione di memoria fornita da Wikipedia:

“ … capacità del cervello di conservare nel tempo le informazioni apprese e di recuperarle quando servono nel modo pertinente. La memoria può essere trattata, in maniera complementare, studiando i processi neurofisiologici associati presenti nel cervello e quelli psicologici, cioè dal punto di vista soggettivo intrapersonale”

Nel senso più ampio e generale del termine: la memoria può essere paragonata ad un grande archivio nel quale vengono conservate esperienze di vita passata e al quale è possibile accedere per recuperare, all’occorrenza, informazioni utili ad affrontare situazioni di vita presenti e future.

Il processo mnestico passa attraverso tre fasi principali:

  1. codifica o registrazione dell’informazione
  2. ritenzione o immagazzinamento dell’informazione nel tempo
  3. recupero o rievocazione dell’informazione

Dal momento che la memoria a breve termine è utilizzata con maggiore frequenza  nel corso della giornata l’Università Telematica Niccolò Cusano di Udine ha deciso di focalizzare questo post proprio sul processo di memorizzazione al quale ognuno di noi fa ricorso quotidianamente, talvolta in maniera del tutto inconsapevole.

Prima però è d’obbligo una breve panoramica generale.

Tipi di memoria

La capacità di memorizzazione può essere categorizzata sulla base di criteri differenti.

Il modello di classificazione più diffuso è quello basato sulla durata della ritenzione del ricordo, formulato nel 1968 da Atkinson e Shiffrin.

I due studiosi hanno postulato l’esistenza di tre tipologie di memoria:

  1. memoria sensoriale
  2. memoria a breve termine
  3. memoria a lungo termine

La memoria sensoriale è considerato il primo stadio del processo mnestico nell’ambito del quale le informazioni, di tipo sensoriale, vengo trattenute per pochissimi secondi.
Non a caso la formazione del ricordo parte sempre da una percezione che, a seconda dei casi, può essere visiva, auditiva o tattile.

La memoria a breve termine trattiene le informazioni per pochi secondi.

La memoria a lungo termine (MLT) immagazzina informazioni per lunghi periodi; conserva esperienze e conoscenze acquisite nel corso della vita. E’ la tipologia di memorizzazione che interviene quando ad esempio quando bisogna studiare per affrontare un esame.

Memoria a breve termine

Eccoci giunti nel cuore del nostro post, nel corso del quale approfondiremo la cosiddetta MBT, acronimo con il quale viene scientificamente identificata la Memoria a Breve Termine.

E’ conosciuta anche come memoria primaria o attiva e generalmente trattiene una piccola quantità di informazioni (span) per un periodo di tempo che varia dai 10 ai 20 secondi.
E’ una fase mnestica transitoria che si colloca tra la percezione sensoriale e la memoria a lungo termine.

Nel caso in cui le informazioni memorizzate dalla MBT non vengono trasferite nella MLT, le stesse spariscono; al contrario, se consolidate, confluiscono nella memoria a lungo termine.

Abbiamo già accennato all’inizio dell’articolo che risulta fondamentale quando ad esempio dobbiamo ricordare un nome o un numero di telefono ma in realtà la MBT interviene anche quando dobbiamo effettuare dei calcoli veloci, senza calcolatori, e quando ci troviamo di fronte all’esigenza di prendere una decisione.

memoria selettiva

Allenare la memoria

La memoria è una funzionalità del cervello; il cervello è un muscolo; il muscolo può essere allenato!

Tre affermazioni per sintetizzare il concetto che la memoria, in generale, può essere allenata e le sue capacità possono essere migliorate.

A differenza di quello che in molti pensano le performance mnestiche non dipendono soltanto dall’età e dall’invecchiamento; esse possono essere compromesse da malattie, eventi traumatici, errate abitudini quotidiane e dipendenze da farmaci e droghe.

Per migliorare la memoria è fondamentale seguire qualche piccolo accorgimento e, di tanto in tanto, allenare la mente con qualche esercizio pratico.

Iniziamo col dire che tutto ciò che contribuisce alla salute del cervello migliora anche le capacità mnemoniche.
I suggerimenti, in tal senso, partono da una corretta idratazione quotidiana per arrivare ad una dieta sana. In altre parole è fondamentale bere tanta acqua e mantenere un’alimentazione equilibrata, ricca di omega 3, frutta e verdura.

A prescindere dall’età, per una corretta funzionalità cerebrale, è importante riposare bene; la qualità del sonno influisce sulle performance menomoniche.

Non dimentichiamoci dell’attività fisica, che oltre a portare innumerevoli benefici a livello fisico, migliora, in generale, tutta l’attività cerebrale.

Passiamo ora ai metodi pratici per allenare la memoria a breve termine.

Se hai girovagato un po’ sul web ti sarai sicuramente accorto che esistono tantissime tecniche, di ogni genere. Ognuno dovrebbe essere in grado di individuare quello più adatto alle proprie attitudini ed esigenze.

Noi, in questa sede, ci limiteremo a citare quelle che sono le due principali categorie di allenamento:

  • esercizi basti sull’udito
  • esercizi basati sulla vista.

Nel primo caso l’esercizio consiste nel ripetere ad alta voce ciò che si vuole memorizzare; la voce, infatti, agevola e migliora il processo di memorizzazione.
Nel caso della vista l’esercizio consiste nell’associare un’informazione a un’immagine o a un dettaglio.

Concludiamo con un ultimo dato importante; età, allenamenti e abitudini sono sicuramente fattori che influiscono sulla capacità di memorizzare ma esiste un altro dettaglio che in qualche modo determina e condiziona l’attività mnestica: la memoria selettiva, ovvero quella caratteristica che seleziona in base al grado di interesse personale le informazioni da ricordare e quelle da rimuovere.


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